Un mondo che cambia
Che il mondo del Calcio stia esagerando con i compensi, è cosa risaputa e argomento d’attualità. Ci si chiede quanto sia giusto pagare un calciatore molto più che un neurochirurgo. Le risposte sono variegate. Si passa dalla reazione scandalizzata, fino ad arrivare a chi con atteggiamento manageriale sostiene che la legge del mercato è quella che fa il prezzo.
Sostanzialmente, per la gente comune, il problema si traduce in etico. A meno che non si incorra in evasione fiscale. A quel punto diviene anche giuridico.
Per la RAI, o meglio, per la TV in genere sta però avvenendo qualcosa di simile. Assistiamo spesso alla pubblicizzazione di contratti milionari firmati da eminenti conduttori.
La differenza sostanziale, a mio modesto modo di vedere, risiede nel fatto che la RAI spende soldi pubblici.
È vero che la legge di mercato, regolata anche dall’audience, è soggetto di cui tener conto, ma qui subentra anche un aspetto sociologico. Riteniamo giusto che un ente pubblico paghi un conduttore quanto … un calciatore.
Cambio di maglia? No, di rete …
Il risultato balza oggi sotto gli occhi di tutti. Il Corriere della Sera ha evidenziato in prima pagina i problemi di “rinnovo” (come si dice in gergo calcistico) di alcuni tra i fuoriclasse.
Sicuramente l’occasione è ghiotta per scoprire le condizioni concesse ai vari Fazio, Conti, Giletti, Insinna e Alberto Angela (questi i nomi in prima pagina).
Ma quello che diviene ancora più interessante è l’aspetto comportamentale. Finora eravamo abituati a vivere con ansia le vicende legate ai “capricci” dei calciatori. Si evidenzierà forse un nuovo trend: quello del conduttore-manager: colui che contratta il prezzo, si “offre” ad altre reti, paventa “cambi di casacca”.
Spesso anche i personaggi televisivi si affidano a agenti. Chissà se Mino Raiola, potente procuratore sportivo ha fatto un pensiero al mondo dello spettacolo!